Madre mia
Nelle notti di bimbo
Leggevi per me
Storie di animali, uomini e dei.
La tua voce narrante
Era la porta per la vita
Un prendere per mano
Con guanti di parole
Tu leggevi, io ascoltavo
Sul quel letto a vapore
Viaggiavo prima ancora di aver viaggiato
Imparavo prima ancora di aver appreso.
Il biglietto d’entrata per il mio viaggio
Me l’ hai regalato tu
Recitando i ruoli più importanti
Come nessuna persona mai.
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Madre mia, di Alberto Garbarino
Nonna, Viaggia, tesoro mio! Il terzo occhio, Pangea. Quattro poesie di A. Garbarino
"Nonna". Di Alberto Garbarino
Alla mia destra
E della tavola centenaria
Sta mia nonna.
Assapora un pezzo di pane
E i suoi occhi mangiano il mondo.
Coltri di vita pesanti ne induriscono l’ iride.
Che saggezza nei lenti gesti.
Che dignità nella semplicità.
Ha indosso una maglia mia vecchia
Rifiuto di una firma passata.
Briciole di pane cadono sulla gonna di lana tarlata
Quel tessuto che accolse la briciola che fui io.
Non devo domandare
Per ricever risposta.
L’ estasi inganna
Il suo volto no.
"Viaggia, tesoro mio!". Di Alberto Garbarino
Viaggia, tesoro mio!
Non fermarti ai richiami mendaci
Di sirene gracchianti.
Viaggia, amore mio
Come Ulisse non ti fermare
Perché sei donna
E non tutte le donne devon tesser la tela.
Chi ti vuol bene
Non chiede il tuo approdo
Nella riva sicura
Di una monotona vita.
Viaggia, mio tesoro
Cosi da lambire le varie umanità.
Se c’ è un po’ di felicità
La troverai nelle acque del fiume sempre diverse.
Viaggia, tesoro mio!
Così ch’ io possa viaggiare con te
E ritornare non una, ma due
All’ attracco del ritorno.
Il terzo occhio. Di A. Garbarino.
Lasciati rapire
Proprio li e in nessun altro luogo altrove
Tra le aggrottate mie ciglia di argilla.
Il terzo occhio d’ oriente
Ma il mio d' occidente
Non è un neo di smeraldo
Ma un chiodo su di te fisso.
E che il mio untore
All’ ultimo istante
Veda quell’ ohm che sentirlo è poco.
E sorrida
Si sorrida, perchè io respiro ancora
Beato d’ averti amato
"Pangea" di A. Garbarino
La matita
Non scrive più.
Al fondo la grafite è muta
E nel fondale m’ arrendo
Che non posso scavare più giù.
Se i disegni sulla spiaggia
Il mare li cancella
Perché non tornano su?
Il fondo delle memorie
Non s’ inverte mai
Per tornare Pangea.
E quei fossili impettiti
Che hanno da esser fieri?
Di esser vecchi nel mare c’è orgoglio?
Ora provo a graffiare
Magari il fondo aspetta il mio orgoglio.
E il figlio e il padre e la madre
Incido rupestri e marini.
Luna, Ti proteggo, Mio padre, Il marchio. Di A. Garbarino
"Luna", di A. Garbarino
Quanti ti hanno cantata
Luna mia
Con quella luce non tua
Hai scaldato più cuori
Dell’ unico sole che da la vita
Con quelle tue fossette
Hai colmato ben più grandi vuoti
Mille amanti hanno sorriso al tuo splendore
Testimone della loro promessa
Hai ammiccato loro per la pace
Ora ti guardo
E ripenso a quante volte t' ho dimenticata
E ti chiedo scusa
Perché tu sei sempre stata li
"Ti proteggo" di A. Garbarino
Quante cose
Mi cadono addosso
Non mi sposterei nemmeno
Se tu non fossi cosi vicina.
Allora lo faccio
Un passo solo
E ti copro.
Non un solo grammo su di te
Una montagna su di me.
Come la madre gravida
Ti proteggo.
E se io dovessi cedere
Urlerei il tuo nome
Per cancellare il mio.
"Mio padre", di A. Garbarino
Eri già malato
Giocavo in fondo ai tuoi piedi
Soldatini su monti innevati per me
Lenzuola bianche su gambe smagrite per te.
A casa con mamma
Mi sentivo l’ uomo di casa
Padrone dell’ amore della donna che amavi
Che ci amava.
Sicuro mistero di uomo
Autorevole e grande studiavo chi eri
Spiavo il tuo sonno di padre stanco.
Quante volte ho sentito
Mio padre era meglio non fosse mai stato
Io posso dire
Mio padre è stato poco
ma il suo nome ha fatto tutto il buono per me
"Il marchio" di Alberto Garbarino
ll marchio indelebile
A fuoco sacro sulla carne
Dell' anima mia
L' hai appoggiato tu.
Non sarà mai una cicatrice
Ma una splendida ruga
Segno del tempo nostro
Vissuto insieme
E vivo
E vero.
Madre mia e Pellicole di gelosia, due poesie del prof. Garbarino
"Madre mia" di A. Garbarino
Madre mia
Nelle notti di bimbo
Leggevi per me
Storie di animali, uomini e dei.
La tua voce narrante
Era la porta per la vita
Un prendere per mano
Con guanti di parole
Tu leggevi, io ascoltavo
Sul quel letto a vapore
Viaggiavo prima ancora di aver viaggiato
Imparavo prima ancora di aver appreso.
Il biglietto d’entrata per il mio viaggio
Me l’ hai regalato tu
Recitando i ruoli più importanti
Come nessuna persona mai.
Pellicole di gelosia. Di A. Garbarino
Sentila
La distanza s’ annulla
La scia dei nostri tumulti
Invisibile agli altri
Scalfisce la durezza del cielo.
Sentile
Pellicole di gelosia
Dure come il diamante
Contengono le onde
Delle nostre maree silenziose
Sentiamoci
L’un l’ altra
Cosi crollando lo spazio e il tempo
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